RENDERE SEMPLICE: UNA PROFESSIONE DIFFICILE
Molte persone, per professione, semplificano la vita agli altri rendendo agevole l’uso, la creazione e la comprensione di molte cose. Figure note, ma al contempo oggi poco riconosciute sotto questo aspetto. Una volta figure soprattutto artigiane, oggi sono ovviamente espressioni del nostro tempo … moderne. Non potendo citarle tutte, qui vogliamo però rivolgere un pensiero di gratitudine, che ogni tanto ci vuole, agli informatici in generale e ai comunicatori. Perché, per esempio, ogni volta che tocchiamo uno schermo touch, clicchiamo su un pulsante o un’icona, premiamo un tasto sulla tastiera del pc, del telefono, del mouse o usiamo un programma … inneschiamo una serie complessa di operazioni che è merito di informatici se vengono eseguite dal software dello strumento che abbiamo toccato il quale mette in connessione decine di micro componenti hardware dello stesso sistema e le fa dialogare anche con altri sistemi. A noi appare tutto semplice, ma per rendere possibile che basti un click per far partire un’app, decine di persone hanno lavorato per anni per creare linguaggi “macchina” che, in modo a noi invisibile, consentono alle macchine (appunto) di parlare con noi consentendoci di scrivere sul computer come fosse una macchina da scrivere, cercare un indirizzo, avviare un programma, etc.
E come gli informatici anche i comunicatori lavorano sui linguaggi, quelli delle aziende, trasformandoli e riducendone la complessità in brevi messaggi -che siamo abituati a chiamare spot- o in documenti illustrativi, cercando di renderli interessanti, gradevoli, chiari.
Se per gli informatici progettare efficacemente un linguaggio e riuscire a semplificarlo, fino al punto di renderlo accessibile da un’icona sul desktop, si traduce in un corretto funzionamento di macchine e dispositivi, per i comunicatori gestire e semplificare in modo chiaro i linguaggi delle aziende, trasformandoli in quelli che prendono il nome, in genere, di pubblicità e contenuti di vario tipo, è una responsabilità altrettanto grande. In un caso e nell’altro se il linguaggio non è chiaro non funziona il trasferimento dell’informazione, commerciale o tecnica che sia.
Semplificare insomma è un’arte complessa. Richiede sensibilità, esperienza, pazienza, coraggio, lungimiranza, predisposizione e anche parecchia determinazione … tutte doti e qualità che aiutano nel difficile compito di riconoscere l’indispensabile per salvarlo e individuare il superfluo per eliminarlo. Due compiti che appaiono semplici solo fino a che non accade che si presenta davvero il momento in cui ci è richiesto di riassumere tante funzioni in un unico oggetto, tenere un discorso di breve durata, fare la sintesi di un racconto in uno spazio limitato …
Quando si deve progettare qualcosa di funzionale, leggero, utile, piacevole, facile da capire … se non si è attrezzati a dovere si possono fare dei pastrocchi, addirittura dei danni o semplicemente si può “non riuscire ad uscirne”.
Tradurre con efficacia le intenzioni e gli obiettivi di un’azienda, ideare una campagna, un evento … per farlo devi (dovresti) prima sapere tutto (o almeno il più possibile) di essa: la storia, le persone che l’hanno generata e la governano, i prodotti e la loro genesi, le caratteristiche del pubblico a cui si rivolge l’azienda o un suo prodotto, la sua reputazione.
Le cose semplici sono figlie di un processo organico e articolato … non della banalizzazione.
O almeno è così che la pensiamo in DNA Italia.
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